Gruppo antifascista 1943-1944

 

(Copia autentica dell'originale depositata il 27-08-1944 presso il Ministero della Guerra)

Il giorno 12 settembre 1943 si radunavano nell'Istituto Salesiano di Gualdo Tadino il ten. Giovanni Pascucci, s. ten. Giovanni Pericoli, cap. magg. Spartaco Casciola, serg. Arivio Gherardi, convocati dal sottoscritto ten. prof. Vincenzo Monchini, alla presenza del direttore dell'Istituto prof. Felice Pennelli, allo scopo di addivenire ad uno scambio di idee sulla situazione, venutasi a maturare in seguito all'armistizio italiano e alla ritirata tedesca dall'Italia meridionale.
Parve necessario provvedere alla sicurezza del Paese tanto più che la carenza delle autorità aggravava la situazione. Dopo lo scambio di idee del 12 settembre si ebbero altre adesioni, tra cui quelle del ten. Alessandro Depretis, del ten. osservatore Domenico Tittarelli, del s. ten. Luigi Girelli: sicché a fine settembre si potè definire l'organizzazione, che prese il nome di "Gruppo Segreto di Azione Antifascista" di Gualdo Tadino.
Ad esso appartenevano uomini di tutte le tendenze politiche e di ogni classe sociale, affratellati da un solo scopo: la lotta contro il Tedesco e contro i Fascisti per la rivendicazione della libertà politica della Nazione e dei cittadini.
COMPOSIZIONE - Un comando centrale politico-militare così composto: Morichini Vincenzo, capo del movimento;
Tittarelli Domenico, vice comandante militare, addetto all'organizzazione dei gruppi periferici; Pascucci Giovanni, comandante militare, addetto all'organizzazione dei nuclei centrali;
Pericoli Giovanni e Gasciola Spartaco, addetti ai collegamenti; Girelli Luigi, addetto alla propaganda politica.
AFFIANCAVANO IL COMANDO:
Gherardi Arivio, per le informazioni di carattere politico-amministrativo (Municipio); Barberini Nello, per l'agganciamento di superstiti dei vecchi partiti politici; Prillici Livio, più tardi aiutato dal serg. Guerra Francesco e dal patriota Staterà Simone, per il servizio segreto di informazione.

Il comando aveva a disposizione tre nuclei centrali, a capo dei quali furono posti, quali comandanti, persone di fiducia: il cap. magg. Casciola Manlio, il cap.le Fioriti Dante, lo studente universitario Rosi Mario Fernando. (1) Al collegamento fu messo il cap.le Tomassini Vito.
Intanto sottogruppi di azione venivano costituiti nelle frazioni, secondo il seguente quadro:

MORANO: serg. magg. Ficarelli Giuseppe, tramite Pascucci Giovanni e Luzi Carlo;

(1) L'universitario Rosi Mario Fernando aveva già a sua disposizione un gruppo di uomini, che, fin dal 9 settembre 1943, erano in contatto con lui ed avevano dato vita ad un nucleo di partigiani, che si era stabilito sul monte Subasio, nel periodo 14/28 settembre, dovendosene poi ritirare, perché il monte fu occupato dai Tedeschi; del gruppo facevano parte anche 5 inglesi, tra Ufficiali e Sottoufficiali, fuggiti dai campi di concentramento. In casa Rosi si era tenuta, il 10 settembre 1943, un'adunanza di giovani antifascisti.

MAGGIANO - GRELLO: serg. magg. Ficarelli Giuseppe, tramite Pericoli Giovanni;
RIGALI: Gaggia Raimondo, tramite Rosi Giulio;
S. PELLEGRINO: Temperelli Antonio, tramite Pericoli Giovanni;
CASELLE: s. ten. Bassetti Livio, tramite Prillici Livio;
BUSCHE - VOLTOLE: Pirrami Silvio e Gioii Nerio, tramite Girelli Luigi;
SIGILLO: s. ten. Marionni Mario, tramite Girelli Luigi e Pascucci Giovanni;
BOSCHETTO: ten. Tarara Vinicio, tramite Tittarelli Domenico;
PALAZZO MANCINELLI: Galafate Angelo, tramite Tittarelli Domenico.

RECLUTAMENTO : Riflettendo l'organizzazione del comando centrale, il reclutamento avveniva da uomo ad uomo, in modo che gli aderenti non conoscessero che il caponucleo e questi fosse solo a contatto con uno dei membri dell'organizzazione centrale. Qualsiasi cedimento e diserzione veniva così automaticamente e immediatamente circoscritta. Del resto nessuna falla, di nessuna specie, si è mai manifestata nell'organizzazione.

 ARMI: II maresciallo dei carabinieri Cirri Guglielmo, comandante la Stazione di Gualdo Tadino, su interpellanza di Rosi Mario Fernando, già in data 14 settembre, aveva promesso di cooperare con il movimento. Su tale informazione il comando del Gruppo decise di impossessarsi solamente di una parte delle armi della caserma, cercando così di non provocare l'allarme dei Nazi-fascisti, di non scoprire il movimento e il maresciallo, poiché era opportuno che egli rimanesse al suo posto. A tale fine, numerosi colloqui si ebbero col Cirri, tramite Morichini, Pascucci e Rosi Mario Fernando. Risultato: presa di possesso di 150 bombe a mano e di 10 pistole. Depretis Alessandro, proprietario dello stabile della caserma, praticò un'apertura segreta dalla caserma ad un suo sottostante fondaco, attraverso la quale, all'occorrenza, far passare le armi pesanti ed eventualmente permettere al maresciallo e ai carabinieri di fuggire. Praticamente, il comando partigiani si trovava ad avere dipendente la Stazione dei carabinieri, che potè controllare anche durante il periodo in cui essa fu occupata dalla Guardia Repubblicana. Ricerche di armi, ma con esito negativo, furono compiute da Depretis Alessandro, presso il comando del Bgt. Guastatori di Gubbio; da Pascucci Giovanni e da Pericoli Giovanni, alla polveriera di Gubbio; da Morichini, a Foligno e a Trevi.

A Trevi, si potè prendere contatto con il sig. Tardini, organizzatore di una banda e poi della brigata "Garibaldi" (Foligno); contatti continuati poi da Morichini e da Tittarelli.

COLLEGAMENTI: fin dal suo costituirsi il gruppo si preoccupò dell'assistenza ai profughi e, per loro mezzo, cercò di far pervenire notizie e informazioni al Comando italiano e ai Comandi alleati. Vari gruppi di prigionieri inglesi, fuggiaschi dai campi di concentramento, furono, per iniziativa del Gruppo, assistiti, vettovagliati e alloggiati, con la cooperazione dei professori dell'Istituto Salesanio locale, e a loro si affidarono documenti, informazioni e carte geografiche.
La stessa cosa si fece per i fuggiaschi italiani, tra cui il maresciallo dei carabinieri di Gubbio, al quale si affidò, perché la consegnasse al primo Comando alleato, la pianta della dislocazione del Comando germanico a Montefalco, potuta avere da Pascucci Giovanni.
Contemporaneamente, il Gruppo cercava di mettersi in comunicazione con i dirigenti del Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.).
Contatti si ebbero, oltre che col Tardini, già ricordato, anche con l'avv. Rossi e con i dottori Fabbrini e Vittorini di Gubbio e con i dottori Lupattelli Ugo e Taticchi Carlo di Perugia, tramite Depretis Alessandro, Rosi Mario Fernando, Girelli Luigi, Pascucci Giovanni.

Il 14 ottobre, Tittarelli prendeva contatto con Sergiacomi Fiorello, organizzatore di un similare movimento patriottico in Gualdo Tadino.
Sergiacomi svolgeva una forte attività organizzativa, che ebbe vasta ripercussione nei riguardi della propaganda e della formazione e direzione dei gruppi armati. A suo mezzo Tittarelli potè prendere contatto con Pierucci Francesco, emissario del C.L.N. di Perugia.
La costituzione della Repubblica Sociale e la sempre maggiore affluenza di truppe germaniche rendevano intanto necessaria la più ampia vigilanza e la maggiore oculatezza. La propaganda attivissima del Gruppo otteneva che le astensioni e le diserzioni dal servizio del lavoro e dalla coscrizione fossero pressoché totali nella zona, attirando così su Gualdo Tadino l'attenzione dei Nazi-fascisti.
Il maresciallo Cirri eludeva sistematicamente tutte le denuncie e tutti i mandati di cattura, spiccati contro gli inadempienti, e avvertiva il Gruppo, quando doveva procedere contro qualcuno, in modo che l'interessato potesse mettersi tempestivamente in salvo. Nessuno arresto e nessun deferimento aveva così seguito e la vita nella zona si svolgeva in perfetta normalità.
La Filodrammatica esterna dell'Istituto Salesiano serviva ottimamente a mascherare l'attività del gruppo di azione, nonostante lo spionaggio organizzato dal sig. Geri Amleto, presidente della locale Opera Nazionale Balilla (O.N.B.).
Costui fu imposto, quale istruttore di Educazione Fisica, all'Istituto Salesiano dal direttore ginnico - sportivo federale prof. Pantano, in sostituzione di Girelli Luigi.
Ma ciò non impediva minimamente che si procedesse al lavoro di organizzazione interna e di propaganda, avendo sempre di mira di galvanizzare la resistenza passiva e di preparare le formazioni armate.
A questo ultimo scopo si determinò (novembre-dicembre) il posto di radunata e di operazione e si portò a termine il lavoro di predisposizione dei rifornimenti. Il piano era così previsto:

- trasferimento di parte degli uomini nella zona di Morano, ricca di boschi e di casolari, atti al mascheramento e al ricovero, al comando di Pascucci Giovanni;

l'altra parte sulle montagne a cavallo della Flaminia a protezione della Città, al comando di Tittarelli Domenico.

- il comando generale del Gruppo sarebbe dovuto rimanere in Gualdo con un nucleo di uomini fidatissimi per i rifornimenti, i collegamenti e le informazioni.

Nella prima quindicina di dicembre il gruppo era pronto ad entrare in azione, senonchè un incidente obbligò a soprassedere.
Era in preparazione un'operetta "la Chiavica Atturata" di soggetto umoristico-gualdese, composta da quattro iscritti al Gruppo: Sergiacomi Raffaele, Pascucci Giovanni, Guerra Francesco, Girelli Luigi. C'erano, evidentemente, allusioni di indole politica. Contemporaneamente, uno degli iscritti, Ficarelli Leonello, pensava di varcare le linee, per portare informazioni e stabilire i collegamenti con i Comandi alleati. Chiesto il parere di Girelli, questi consigliò di attendere qualche giorno, per poter raccogliere carte topografiche, notizie e piani riguardanti i movimenti dei Tedeschi nella zona.
Senonchè i Repubblicani affiancarono a Ficarelli un agente segreto della polizia, che si dichiarò degli stessi sentimenti e pronto a seguirlo. Ficarelli imprudentemente abboccò e confidò all'agente segreto di essere in possesso di un moschetto. La sera del 14 dicembre 1943 furono arrestati Ficarelli e l'agente segreto, mentre in casa di Ficarelli esaminavano delle carte topografiche. Trasportati a Foligno, l'agente segreto di polizia fu immediatamente rilasciato. Tale notizia rivelò al gruppo il piano della polizia: una ragazza, confidente dell'agente segreto di polizia, nei giorni precedenti, aveva chiesto a Pascucci Giovanni una carta topografica di Gualdo Tadino, per organizzare gite in montagna.
Su tale carta c'era il nome del ten. Pascucci Giovanni. La sera del 16 dicembre 1943, furono arrestati Pascucci Giovanni, Girelli Luigi, Rosi Mario Fernando; la notte del 18, Sergiacomi Raffaele e Guerra Francesco. Tutti furono trasportati a Foligno ( 1 ). Con Pascucci e con Girelli fu arrestato un certo Catalano Bruno, che diceva di essere tesserato del Fascio Repubblicano, sfollato da Reggio Calabria, il quale, si suppose, avesse il compito di ascoltare e riferire.
C'era un vistoso premio in denaro per chi avesse scoperto la trama dell'organizzazione.
Durante il periodo di permanenza nelle carceri di Foligno compariva, nella cella di Girelli Luigi, Pascucci Giovanni e Rosi Mario Fernando, l'agente segreto di polizia, che si fingeva detenuto e cercava di strappare notizie, esortando ad arruolarsi nella polizia con il pretesto che questa era l'unica via di salvezza.
Nulla però ottenne, se non di smascherare il suo giucco, anche se detenuto.
Capi d'accusa: complotto contro la Repubblica Sociale, connivenza col nemico, organizzazione segreta. Reperti d'accusa: il moschetto del Ficarelli, le carte date da Pascucci a Ficarelli Leonello e alla confidente dell'agente segreto di polizia, alterate con segni e riferimenti compromettenti del tutto cervellotici; l'operetta come pretesto alle adunanze. Ma la polizia non potè provare nulla: Ficarelli conosceva solo Rosi Mario Fernando; nessuno parlò, l'agente segreto di polizia agiva solo per intuizione. Tuttavia:

- Sergiacomi e Guerra furono rilasciati e sorvegliati;

- Rosi Mario Fernando fu anche lui rilasciato, ma denunciato a piede libero;

- Girelli Luigi, Pascucci Giovanni e Ficarelli Leonello, furono inviati alle carceri di Perugia.

Da notare che già a Foligno la polizia.era in possesso di una lista di ben 34 nomi di gente sospetta di antifascismo, evidentemente, compilata dai fascisti del servizio di spionaggio; moltissimi erano in verità appartenenti al Gruppo.
La polizia voleva ottenere dai detenuti le prove che le mancavano, forzando o allettando i medesimi, tanto più che anche Francesco Pierucci, emissario del C.L.N. di Perugia, era stato arrestato. Ma né le minacce né le promesse valsero ad ottenere alcunché: il segreto fu mantenuto anche a costo delle estreme minacce e per Ficarelli e Pierucci di violente percosse.
La detenzione fu mantenuta fino al giorno 11 giugno 1944. (2)
Comunque, se la liberazione non fosse avvenuta, era pronta una sollevazione dei detenuti concomitante con un'azione esterna, condotta dai partigiani di Perugia.

(1) Gli arresti furono eseguiti dal maresciallo D'Amore dell'Ufficio Politico della 103' Legione della M.V.S.N. di Foligno, diretta dal capitano Mattioli. Gli interrogatori furono eseguiti dal medesimo D'Amore e dal ten. carrista Casciola alle dipendenze della medesima Legione.
(2) Affettuosa assistenza ai prigionieri gualdesi fu usata dal doti. Lupattelli Ugo, dal Cav. Bellocchi. Procuratore di Stato e dal dott. Dominici, medico delle carceri.

Il Gruppo di Gualdo ladino, rimasto in collegamento coi detenuti a mezzo della sig.na Rosellina Girelli, preparava, per parte sua, un'azione per impedire che i detenuti fossero trasportati in Germania.
Il Comando nei mesi di gennaio e febbraio, in seguito all'arresto di Girelli e di Pascucci, riorganizzò il Comitato, includendovi Pericoli Giovanni e Megni Mario, n comandante Tittarelli, per incarico del Gruppo, cercava intanto di allacciare relazioni con altri gruppi di patrioti della provincia, specialmente in previsione delle azioni primaverili. A tale scopo si recava a Trevi ed a Spoleto: fu informato che il Tardini si era spostato verso Nocera Umbra. Infatti un Comando della brigata "Garibaldi" risultò installato a Ville S. Lucia. Per incarico del Tardini, il Comando di Ville cercò, per mezzo del comandante Donati Piero della brigata "Garibaldi", il contatto con il Gruppo d'Azione di Gualdo Tadino. Controllata l'esattezza della posizione del Donati, per mezzo del nostro servizio di informazione, dopo trattative condotte da Luzi Carlo (1), poi da Donati personalmente e dal Commissario politico, Grassi Aldo, si addivenne ad un accordo di collaborazione. Conseguenza di tale accordo fu il riordinamento del Comitato, che risultò, definitivamente, composto da Morichini Vincenzo, Luzi Carlo, Depretis Alessandro, Tittarelli Domenico, Sergia-comi Fiorello e Pericoli Giovanni.

Dopo il tasferimento del maresciallo Cirri, una banda della brigata "Garibaldi" (Foligno) faceva improvvisamente un colpo di mano sulla caserma, impossessandosi delle armi. Intanto i carabinieri si sbandavano: due di essi presero poi parte attiva alle azioni dei patrioti.
Sotto varie minacce, a loro e ai loro familiari, alcuni componenti il nucleo delle classi 1923-24-25 furono costretti ad arruolarsi nelle formazioni della R.S.I..
Tuttavia il caponucleo Tomassini non sospese la sua attività: il 20 gennaio 1944 fu chiamato a far parte del Gruppo Segreto Partigiano, istituito in seno al Btg., dal ten. Carreras Gino e dal ten. Triani Romano. Prese parte a tutte le azioni di sabotaggio operate da tale Gruppo e al combattimento del 6 aprile 1944 tra gli undici componenti il Gruppo e venticinque Tedeschi e Cosacchi. Dopo la disgregazione del Btg. tutti rientrarono a Gualdo Tadino.

(1) Luzi entrò in trattative con il Gruppo gualdese ai primi di marzo: in seguito, quale membro del C.L.N., continuò a curare le relazioni del Gruppo gualdese con la brigata "Garibaldi"; prestò in alcune occasioni opera di assistenza ai patrioti.

Fin dai primi di ottobre 1943, a Palazzo Mancinelli, il noto antifascista Scaramucci Gino aveva convocato alcuni giovani del paese, esortandoli ad organizzarsi e a prepararsi alla lotta di liberazione. L'iniziativa non poteva avere che un esito favorevole in quanto che Palazzo Mancinelli è sempre stata la frazione più antifascista di Gualdo Tadino. Di tale nucleo, costituito qualche giorno dopo, prendeva la direzione politico-amministrativa, in veste di commissario politico, Sergiacomi Fiorello, membro del locale C.L.N. L'8 ottobre, i patrioti avevano operato il primo atto di sabotaggio nella zona di Fossato di Vico. Furono rotti un cavo telefonico e un centralino lungo la linea (1) - (2).

Dopo questa prima azione si cercò di perfezionare e potenziare l'organizzazione. All'indomani della dichiarazione di guerra alla Germania da parte del Governo italiano si incontrava con Tittarelli il commissario Sergiacomi Fiorello, accompagnato dal patriota Galafate Angelo per uno scambio di idee, volendo i patrioti di Palazzo dare l'assalto alla caserma dei Carabinieri, per impossessarsi delle armi; Tittarelli li dissuase dall'impresa, comunicando che le armi erano state assicurate dai patrioti di Gualdo Tadino e che i carabinieri erano sotto il loro controllo.
Susseguentemente, nell'ottobre, novembre e dicembre, il nucleo di Palazzo Mancinelli si occupò dell'assistenza e dell'istradamento dei prigionieri di guerra, Inglesi, Slavi e Russi, fuggiti dai vari campi di concentramento.
I patrioti Galafate Angelo e Castellani Gino, verso i primi di dicembre, si recarono nella zona di Fabriano, per cercare armi e munizioni, riuscendo a procurarsi pallottole per pistole e detonateli per mine; il 4 gennaio fu operata un'interruzione della linea telefonica nella zona di Fossato di Vico (3). Ma il 10, essendo stata la linea di cui sopra riattivata, si operò una nuova interruzione, tagliando i fili e abbattendo due pali telefonici. Il 24 dello stesso mese, altri patrioti attaccavano a bombe a mano una colonna di truppe tedesche nel piano di Gualdo e il 28 una nuova interruzione telefonica; questa volta più grave delle precedenti, con l'abbattimento di ben cinque pali telegrafici (4). Intanto, verso la fine di gennaio, il nucleo prese contatto con i patrioti della frazione di Cerqueto.

(1) Partecipano i patrioti: Galafate Angelo, Scaramucci Francesco, Viventi Enzo, Garofoli Giovanni, Mandorla Michele, Viventi Romeo, Mariotti Italo.
(2) II capo stazione titolare di Gualdo Tadino, Deli Giulio, coadiuvò fin dal novembre 1943 il movimento dei patrioti della zona e, insieme con il figlio Mario e il manovale Mariotti Giulio, operò atti di sabotaggio nel servizio e negli impianti, in collaborazione con la banda "Volante" brigata "Garibaldi" di Foligno e poi con il Gruppo Antifascista Gualdese.
(3) Partecipano i patrioti: Garofoli Giovanni, Scaramucci Francesco, Galafate Onorino, Mandorla Umberto, Viventi Romeo, Galafate Angelo, Mariotti Italo. La pattuglia del 10/01/44 è composta da: Garofoli Giovanni, Galafate Ottorino, Mandorla Umberto e Mandorla Michele.
(4) Operano i patrioti: Galafate Ottorino, Castellani Gino, Castellani Umberto, Castellani Ferdinando, Mandorla Michele, Mandorla Umberto, Castellani Guerrino.

Le riunioni del nucleo si tennero dapprima in casa Galafate Ottorino, in seguito i convegni avvennero in casa di Castellani Gino; ai primi del mese di febbraio si presentava un sedicente ten. Teodori, che, promettendo mari e monti, e dicendosi collegato con le bande marchigiane, assunse il comando del Nucleo; del resto tale Teodori risultò al nostro servizio informazioni conosciuto anche presso la brigata "Garibaldi" di Foligno. Intanto il 28 febbraio, essendo giunta l'informazione che alla stazione ferroviaria di Gualdo Tadino si trovava un treno carico di materiale bellico, fu decisa un'azione, in collaborazione coi patrioti di Cerqueto; e si riuscì ad asportare dal treno circa un quintale di esplosivo (1).
I primi di marzo, i patrioti del nucleo si spostavano nella zona monte Maggio-Valmare, quindi a Valsorda e Serrasanta.
Ad essa, dopo otto giorni, si aggiunsero, condotti e reclutati dal commissario politico Sergiacomi, un gruppo di patrioti gualdesi, renitenti alla leva. (2)
Nominalmente la formazione era al comando del ten. Teodori; ma, assentandosi costui continuamente e quindi perdendo il contatto con gli uomini, l'effettivo comando della base di montagna fu assunto dal patriota Castellani Gino e il comando delle due squadre di azione, in cui furono divisi gli uomini, fu assegnato ai patrioti Galafate Ottorino e Sordi Otello.
L'attività della banda e le azioni compiute furono le seguenti:

5 marzo:  disarmo di un milite fascista (pistole, 10 bombe a mano e un moschetto), al passaggio a livello di Cancelli ( 3).

8 marzo: si iniziano le azioni su Gualdo Tadino; le pattuglie operano necessariamente con effettivi rafforzati, dovendo provvedere non solo all'azione propriamente detta, ma anche al servizio di copertura necessario in quanto Gualdo Tadino era già presidiata da circa 30 guardie repubblicane. Tali azioni cominciano con il disarmo di un fascista repubblicano nell'abitato (moschetto) (4). 

10 marzo: disarmo di un milite forestale (un semimitra) (5).

11 marzo: disarmo di un altro fascista (due pistole) (6).

12 marzo: disarmo di un milite (moschetto) (7).

13 marzo: disarmo di due fascisti nella frazione di Serradica di Fabriano (8).

(1) Una pattuglia composta dai patrioti (Palazzo Mancinelli): Galafate Ottorino, Castellani Gino, Mandorla Umberto, Sordi Otello, Viventi Romeo, Viventi Enzo, Giulioni Giocondo, Castellani Ugo, Castellani Giuseppe, Castellani Ferdinando, Garofoli Giovanni, Scaramucci Francesco, Castellani Guerrino, Garofoli Anacleto, Mandorla Michele; (Cerqueto): Maurizi Ruggero, Comodi Giuseppe, Allegracci Salvatore, Ficarelli Orlando, Zeni Apollo, Anderlini Luigi, Anastasi Giuseppe, Pannacci Ulisse, Bazzucchi Eugenio, Bellucci Mario, Luzi Giuseppe, Pieretti Ideale.
(2) II Gruppo gualdese era composto dai patrioti: Borio Giovanni, Pasquarelli Mario, Gaudenzi Antonio, Rondelli Michele, Berardi Giovanni, Sorgo Giulio, Pasquarelli Livio, Campioni Carlo, Angeletti Aldo, Dolci Radames, Fioriti Guerrino. Per il servizio rifornimenti e informazioni furono destinati i patrioti Galafate Attilio, Galafate Angelo, Viola Domenico, Minelli Delio, Sensi Enrico, Saltutti Corrado e i patrioti della frazione Vaccara: Garofoli Alfredo, Garofoli Riccardo, Garofoli Augusto, Marinelli Filippo, Marinelli Antonio, Marinelli Angelo.
(3) Prendono parte: Sordi Otello, Garofoli Giovanni, Scaramucci Francesco, Mandorla Umberto.
(4) Prendono parte: Sordi Otello, Scaramucci Francesco, Rondelli Michele, Castellani Giuseppe, Mandorla Umberto.
(5) Patrioti: Galafate Ottorino, Mandorla Umberto, Scaramucci Francesco, Mandorla Michele, Sordi Otello, Rondelli Michele.
(6) Patrioti: Sordi Otello, Castellani Ferdinando, Garofoli Giovanni, Mandorla Umberto, Castellani Gino, Castellani Ugo, Rondelli Michele, Pasquarelli Gino, Borio Giovanni, Gaudenzi Antonio, Campioni Carlo.
(7) Patrioti: Rondelli Michele, Sorgo Giulio, Berardi Giovanni.
(8) Pattuglia esplorativa composta da: Galafate Ottorino, Castellani Giovanni, Castellani Ferdinando e Ugo, Mandorla Umberto, Garofoli Giovanni, Pasquarelli Mario, Gaudenzi Antonio.

14 marzo: I patrioti (1) controllano il passaggio delle macchine lungo la via Flaminia, procedendo alla verifica dei documenti: disarmano un fascista della pistola e del fucile.

15 marzo: si presenta un prigioniero americano, fuggito dal campo di concentramento, e rimane con i patrioti fino all'incontro con un commilitone, con il quale, riforniti di danaro, viveri e vestiario, si avvia alle linee alleate.

16-17 marzo:nella notte avviene uno scontro nei pressi di Gualdo Tadino con dei fascisti repubblicani (2).

18 marzo: durante la notte, una pattuglia parte per disarmare i Tedeschi di guarnigione alla stazione ferroviaria di Fossato di Vico; il tentativo fallisce per la forte reazione tedesca e fascista. Nessuna perdita da lamentare tra i patrioti. Di ritorno dalla stazione, i patrioti vengono accolti a Palazzo Mancinelli da una pattuglia fascista di numero superiore. Risultava poi che i fascisti si erano recati a Palazzo Mancinelli, per arrestare i patrioti Galafate Onorino e i fratelli Castellani; arrestano invece il patriota Galafate Attilio del servizio rifornimenti, in seguito rilasciato.(3) Nella stessa notte, un'altra pattuglia disarma i Tedeschi di presidio alla stazione ferroviaria di Gualdo Tadino, asportando un mitra, un moschetto, 17 bombe a mano e munizioni varie. (4) In seguito al disarmo dei militari tedeschi e di militi fascisti, militi delle SS tedesche vengono inviati a Gualdo Tadino, in rinforzo con 5 autoblindo.

22 marzo: i Tedeschi effettuano il rastrellamento in zona Valsorda. Ne segue un breve scontro, dopo il quale la banda riesce a sganciarsi e a trasferirsi nella zona di Fabriano, unendosi alla banda di Lentino. Le SS distruggono il piccolo rifugio di Valsorda.

(1) Agiscono i patrioti: Sordi Otello, Garofoli Giovanni, Scaramucci Francesco, Rondelli Michele, Berardi Giovanni, Sorgo Giulio.
(2) Prendono parte all'azione: Sordi Otello, Galafate Ottorino, Castellani Ferdinando, Pasquarelli Mario, Gaudenzi Antonio, Mandorla Umberto, Garofoli Giovanni, Sorgo Giulio, Castellani Gino.
(3) La pattuglia è composta da: Sordi Otello, Castellani Giuseppe, Mandorla Umberto, Garofoli Giovanni, Viventi Romeo, Viventi Enzo, Minelli Delindo, Viola Domenico, Castellani Guerrino.
(4) Partecipano i patrioti: Giulioni Giocondo, Berardi Giovanni, Borio Giovanni, Pasquarelli Mario eLivio, Campioni Carlo, Sorgo Giulio, Rondelli Michele.

23 marzo: catturano sulla montagna adiacente Valsordail patriota Sorgo Giulio, inviato in servizio di perlustrazione e di informazioni. Il Sorgo è condotto al comando SS di Gualdo Tadino; interrogato e percosso: non parla. Il giorno seguente ne è decisa l'esecuzione capitale sulla piazza di Gualdo Tadino; esecuzione, che con macabra messa in scena, avrebbe dovuto eseguirsi alle ore 10 dal balcone del Municipio. Tutto in realtà è preparato: il condannato viene portato in piazza, ma all'ultimo momento, mentre già il capestro era stato passato al collo del disgraziato, l'intervento del dott. Nello Sinibaldi, presso il segretario politico dott. Gaudenzi, convince finalmente costui a intercedere presso il comando delle SS, anche per scongiurare la reazione dei nuclei gualdesi, la cui esasperazione è giunta al colmo. Il Sorgo è graziato e liberato, ma obbligato dal dott. Gaudenzi a presentarsi alle armi; ma, poi, riesce a fuggire e a ritornare alla macchia.

24 marzo: rastrellamento a Palazzo Mancinelli. Avendo il comando dei nazi-fascisti individuata la base della banda a Palazzo Mancinelli, vengono catturati 7 patrioti, discesi in servizio pattuglia in detta località. I patrioti catturati sono: Sordi Otello, Cavalieri Giuseppe, Berardi Giovanni, Mandorla Michele, Pasquarelli Livio, Campioni Carlo. (1)
Essi sono sorpresi e catturati nelle case di Garofoli Giovanni e Cavalieri Francesco. Mandorla Michele è rilasciato nella stessa giornata; Sordi Otello viene fucilato a Gualdo Tadino il 26 marzo 1944, e gli altri deportati in Germania. Alla fucilazione del Sordi sono presenti i poliziotti repubblicani gualdesi. Degli internati in Germania, uno, Berardi Giovanni, riesce poi a fuggire e a ritornare a Gualdo Tadino.

25 marzo: un'autoblinda tedesca si presenta dinanzi alla casa dei Galafate. Vengono catturati Galafate Angelo e Attilio, che, però, vengono rilasciati dopo due giorni.

Nella stessa giornata viene perquisita la casa di Castellani Guerrino e Giuseppe.

(1) II poliziotto repubblicano, Jacopetti Giuseppe, in servizio, aiutò i patrioti ad occultare le armi. Dopo lo spostamento della banda a Lentino, di cui si a parlato, nel criticissimo periodo susseguente, il patriota Scaramucci Francesco continuò ad espletare, con assiduita e sprezzo del pericolo, il suo lavoro di collegamento tra Lentino, Palazzo Mancinelli, Gualdo Tadino e Morano, dove si era trasferito Sergiacomi Fiorello, ricercato dalla polizia; nel compito di sfuggire alla caccia gli fu valido aiuto un agente segreto repubblicano al servìzio della causa dei patrioti, lacopetti Giuseppe, che, anche in seguito, durante le operazioni di polizia, preavertì, ogni qual volta si profilasse un pericolo sia per il Sergiacomi che per le formazioni armate da lui dipendenti.

1 aprile: in seguito a un rastrellamento, si scioglie la banda di Lentino: gli uomini rientrano dopo aver nascosto le armi, pronti per altre azioni ed altri ordini.

15 aprile, una pattuglia di fascisti, partita da Gualdo Tadino, giunge a Palazzo Mancinelli, per arrestare Castellani Gino, Ugo, Ferdinando, che, però, avvertiti in tempo, fuggono. Sono al loro posto arrestati Castellani Giuseppe e Guerrino, ma, risultando nulla a loro carico, sono rilasciati lo stesso giorno. Tuttavia i fascisti minacciano di far saltare le case dei Castellani ricercati, se non si presentino in giornata. D'accordo con i patrioti, Castellani Gino si presenta a patto che, se non fosse stato rilasciato entro 24 ore, i patrioti avrebbero fatto saltare la caserma. E', infatti, rilasciato. Ma, la sera dello stesso giorno, a casa Castellani, si presentano un capitano della Milizia e due sergenti, che arrestano i fratelli Gino, Ugo e Ferdinando, volendo la consegna delle armi di Lentino.

II nucleo di Cerqueto non potè, per deficienza di armi, raggiungere la banda di Palazzo Mancinelli, operante nella zona di monte Maggio - Valmare.
Tuttavia, a contatto con il commissario politico Sergiacomi, svolse ugualmente una forte attività per i rifornimenti agli uomini in montagna e una buona propaganda antifascista, specialmente tra gli uomini soggetti alla coscrizione. Elementi del nucleo parteciparono, insieme con i patrioti di Palazzo Mancinelli, alle azioni del 18 marzo e del 28 marzo 1944 alla stazione ferroviaria di Gualdo Tadino.
Il nucleo poi raccolse il materiale lanciato da aerei inglesi, per la banda di Gualdo Tadino.
Il 20 aprile 1944, fu compiuto un rastrellamento nella zona Cerqueto, in seguito a un attacco
contro una sezione di automezzi tedeschi. Furono fucilati 5 elementi, di cui tre patrioti di Gualdo Tadino, e operati vari arresti; furono fucilati il carabiniere Filoni Gusmano, Bellucci Federico e Anderlini Luigi; arrestati: Vinciotti Luigi, liberato poi il 23 , Bazzucchi Vincenzo, Maurizi Ruggero, Bellucci Giuseppe, liberati il 13 maggio a Perugia.

Seguiva una settimana di terrorismo tedesco: il 22 aprile, mentre il patriota Bellucci Mario rincasava dopo il coprifuoco, veniva assalito e ferito alle gambe da una pattuglia. Gli fu amputata una gamba all'ospedale di Gualdo Tadino.
Intanto a Morano, il commissario Sergiacomi, d'accordo con il Comitato di Gualdo Tadino, cercava, ma senza riuscirvi, di organizzare il nucleo armato, cui sarebbe stato a capo un certo capitano Travaglia.
Nella zona di Grello, Ficarelli Giuseppe, nostro corrispondente fin dal settembre 1943, costituiva una squadra di azione: alla morte in combattimento di Leani Alessandro, comandante di un'altra banda, che operava nella stessa zona alle dipendenze della brigata "Garibaldi" di Foligno, altri elementi si univano a Ficarelli.
Con la fusione di questi elementi si costituì una nuova banda, di cui as sunse il comando Tipaldi Giuseppe, con vice comandante il patriota Ficarelli Giuseppe. La banda operò sulla direttrice Grello-Morano-Montecchio.
I collegamenti con il comando centrale erano assicurati da Frillici Livio.
Le azioni svolte furono le seguenti: 16 marzo 44, tentato disarmo alla caserma dei carabinieri di Valfabbrica; l'assalto non riuscì per la prepoderanza delle forze difensive Repubblicane; II 25 dello stesso mese, nella zona tra Pieve di Compresseto, Badia e Canapine, furono disarmati di un mitra, di sei bombe, un moschetto e due pistole, due fascisti della polizia repubblicana.

II 29, in seguito all'arrivo di S.S. tedesche, in azione di rastrellamento, la formazione si spostò verso la località Bandita, ove il 31 fu attaccata da pattuglie tedesche: ne seguì uno scontro, in cui i tedeschi ebbero 2 feriti. I patrioti non ebbero perdite: fu ferito un contadino.

II 7 aprile, la banda si spostò a Padule di Gubbio per il disarmo di militi repubblicani: infatti il 9, lungo la strada costeggiarne la ferrovia, si riuscì a disarmare tre militi, catturando tre moschetti e sei bombe a mano.

Nella notte sul 10, operò un altro spostamento da Padule verso Frecce, in zona Valfabbrica, proseguendo poi, il 22 a S. Biagio, nella zona di Nocera Umbra.

In detta zona il 24 furono catturati due militi repubblicani e preso un moschetto. Il 10 maggio operò uno spostamento verso Valtopina e la notte sull'11 furono attaccate due macchine tedesche e preso prigioniero un soldato ferito. Intanto, avendo saputo che tre elementi filofascisti facevano opera di spionaggio ai danni della banda nella zona Casacastalda-Valfabbrica, furono catturati e bastonati. Operato un nuovo spostamento verso Montecchio, il 9, furono fatti saltare 3 ponti su detta strada, per impedire il transito ad autocarri tedeschi, che dovevano portar via il grano dalla zona.
Nell'aprile, data l'intensa attività dei patrioti, il comando tedesco, d'accordo con il Prefetto Rocchi, iniziò una violenta azione di rastrellamento in tutta la Provincia, che scompaginò i piani preordinati. Nonostante, il Gruppo continuò a svolgere tutta l'attività possibile, riuscendo, a volte, a liberare anche elementi patrioti sorpresi nelle azioni di rastrellamento. Nel medesimo tempo si organizzò un servizio di assistenza clandestina alle famiglie bisognose della zona e si potè aiutare anche con mezzi finanziari il Comando della brigata "Garibaldi".

Il comandante Tittarelli, l'8 maggio, d'intesa col comando di Gruppo, che aveva dato ordine, in seguito ai rastrellamenti, che tutti si provvedessero di documenti giustificativi, essendogli indispensabile un lasciapassare per svolgere meglio la sua attività nella zona, si presentò al servizio materiale e trazione di Firenze, dove aveva vinto cinque anni prima un concorso, senza per altro aver prestato servizio: rientrò, appena in possesso del documento necessario.
Intanto in seguito ai rastrellamenti, alcuni degli elementi più giovani furono costretti a presentarsi alle armi: Guerra Francesco è assegnato al Distretto Militare di Perugia; Casciola Manlio alla Compagnia Provvisoria, Deposito 51° Fanteria di Perugia; Fioriti Dante alla 6a Compagnia, Genio Complementi di Perugia; Rosi Mario Fernando, quale studente di medicina, al gabinetto analisi dell'Ospedale Militare di S. Giuliana in Perugia.
Questi elementi, d'ordine del Gruppo, costituirono a Perugia un nucleo alle dipendenze di Guerra Francesco, per svolgere azione di disorganizzazione e di sabotaggio; Rosi riuscì a far riformare circa 200 elementi, tra cui parecchi appartenenti al Gruppo di Gualdo Tadino. Il s. ten. genio navale Ruiz De Ballesteros Gaetano, per spostare i sospetti dei nazifascisti, si recò il 25 aprile a Perugia, per arruolarsi nella X flottiglia MAS; ma, invece, di raggiungere La Spezia, come gli era stato ordinato, si presentò al comandante militare Tittarelli, mettendosi, fin dal 28 aprile, a sua completa disposizione.
Verso la metà di maggio, Prillici Livio potè prendere contatto con Ufficiali del 117° Btg. Genio Lavoratori, stanziato a Gualdo Tadino, e potè accertare i loro sentimenti di adesione alla causa dei patrioti. Anzi, il s. ten. Busetto Alessandrino si disse pronto a passare ai patrioti con un nucleo di uomini fidati da lui scelti. La sua adesione venne accettata: per mezzo suo si provvide all'equipaggiamento degli uomini del Gruppo.
In seguito all'offensiva alleata, cominciata l'I 1 maggio 1944, si decise di riprendere l'azione militare, coordinando il compito dei vari nuclei operanti nella zona.
Per gli uomini di Gualdo Tadino e di Palazzo Mancinelli, il punto di raduno venne fissato al Castagneto, con base al rifugio Depretis; la squadra di Grello fu lasciata ad operare nella sua zone: Grello, Momtecchio, Morano.
Verso la fine di maggio, Sergiacomi Fiorello, Luzi Carlo e Rosi Mario Fernando entrarono in trattative col maresciallo della Guardia Repubblicana, consenziente il C.L.N., per assicurarsi le armi della caserma, che furono cedute e poi asportate da una squadra scortata da Giuseppe lacopetti e comandata da Rosi, nonostante la presenza in Gualdo Tadino di un presidio tedesco. (1) - (2)
Dopo qualche giorno, il ten. Tittarelli e Rosi Mario Fernando si recarono a Ville S. Lucia, per prendere diretto contatto con il Comando della brigata "Garibaldi" di Foligno. In pieno accordo con Aldo Grassi, Commissario politico della brigata, si stabilì che i patrioti della banda di Gualdo Tadino avrebbero operato sulla direttrice monte Serrasanta, monte Nero, monte Penna, lungo la via Flaminia. Grassi, con i suoi uomini, si sarebbe spostato verso la nostra zona. Nel pomeriggio della stessa giornata venne a tale scopo convocato il Comitato: si stabilì che le direttive di massima sarebbero state impartite dal Comitato politico, lasciando al Comando militare lo svolgimento del piano operativo.

(1) II Gruppo era costituito da: Galafate Onorino, Mandorla Umberto, Mandorla Michele, Scaramucci Francesco, Gaudenzi Antonio, Borio Giovanni, Garofoli Giovanni, Sorgo Giulio, Fioriti Dante, Passeri Salvatore, Casciola Spartaco, Speranza Jaures. Più tardi il patriota Mandorla Umberto prelevò anche un mitragliatore, che era rimasto nascosto.
(2) Condusse e concluse le trattative Sergiacomi Fiorello, coadiuvato in seguito da Luzi e da Rosi; Depretis curò il passaggio delle armi dalla Caserma al fondaco di sua proprietà.

 L'organico della banda risultò come segue:

- Tittarelli Domenico, comandante militare

- Rosi Mario Fernando, vice comandante militare

- Sergiacomi Fiorello, commissario politico.

Gli uomini furono divisi in quattro squadre:

la Squadra, comandata dal s. ten. Busetto Alessandrino

2a Squadra, comandata dal serg. magg. Garofoli Angelo

3a Squadra, comandata da Galafate Ottorino

4a Squadra, comandata da Tipaldi Giuseppe e Ficarelli Giuseppe (Grello -Morano - Montecchio).

II Comandante decise un primo spostamento a Valsorda. Segnalando l'arrivo degli alleati a Foligno, Tittarelli, d'intesa col Comitato, operò l'avvicinamento degli uomini a Gualdo per attaccare apertamente i Tedeschi: durante la notte del 16 giugno avvenne tale spostamento. Gli uomini vennero disposti nella pineta di Roti, nelle immediate vicinanze di Gualdo Tadino, e si inviarono nell'abitato e lungo la rotabile pattuglie di sorveglianza e di esplorazione; si bloccarono intanto tutte le vie accesso alla città; pattuglie mobili ne controllavano l'interno, la notte e nelle prime luci dell'alba. Si iniziò quindi l'attacco, e il disarmo dei Tedeschi, che presidiavano Gualdo Tadino.

I patrioti interruppero le comunicazioni telefoniche (1); catturarono e disarmarono due Tedeschi (2), impossessandosi inoltre di un cavallo e di un calesse con viveri e vestiario. L'apparizione delle pattuglie, e le conseguenti azioni, determinarono un intenso entusiasmo popolare, che si manifestò con un continuo afflusso di volontari al centro raccolta dei patrioti. Un'altra pattuglia, intanto, (3) attaccò con bombe a mano, in via Roberto Calai, una pattuglia tedesca, costringendola a fuggire e a ritirarsi con due uomini feriti all'interno dell'edificio scolastico. Il comandante inviò una terza pattuglia, che catturò altri quattro Tedeschi. (4)

II patriota Mandorla Umberto da solo fermò un drappello di soldati italiani-repubblicani, li disarmò, riuscendo a catturare otto moschetti e alcuni elementi. Contemporaneamente, il patriota Sorgo Giulio attaccò con lancio di bombe a mano un automezzo, immobilizzandolo; disarmò altri quattro soldati repubblicani.
Altri patrioti si recarono nella caserma dei Carabinieri, ove riuscirono ancora a rintracciare bombe e pistole Verry e ricevettero le armi da un milite repubblicano. (5)
Altri ancora ricercarono e disarmarono soldati tedeschi isolati.
I patrioti Depretis Alessandro e Ruiz Gaetano, insieme con Carlo Rosi, disarmarono un Tedesco in casa di Luna Dante.
Tittarelli accorse intanto con una pattuglia di dieci uomini, verso la località Crocifisso, sulla via Flaminia, dove venivano segnalate truppe tedesche. Ma, avvistata da una vedetta un'altra cinquantina di Tedeschi in marcia verso la pineta di Roti e, in considerazione di informazioni ricevute, asserenti che il Comando tedesco locale aveva richiesto l'intervento delle S.S. in rinforzo, il comandante decise di attestarsi in posizione difensiva su una linea arretrata prestabilita. I patrioti vennero affidati al s. ten. Girelli con l'ordine di spostarsi sulle pendici di monte Fringuello. Gli uomini vennero dislocati in località Renacci. Sopravvenuta la pioggia e, non ritenendo opportuno trattenere gli uomini all'aperto per tutta la notte a causa del perdurare dell'acquazzone e non essendovi rifugi nella zona, si decise di accantonare gli uomini in località Zoccolanti nelle immediate vicinanze della città.
All'alba del giorno 18 la banda si stabilì presso il rifugio sulla cima del Serrasanta.

(1) Operano i patrioti: Megni Mario, Guerra Francesco e Ceriola Eo.
(2) La pattuglia è composta dai patrioti: Guerra Francesco, Mandorla Umberto, Iacopetti Giuseppe.
(3) La pattuglia al comando di Rosi Mario Femando è costituita dai patrioti: Ficarelli Leonello, Scaramucci Domenico, Galafate Onorino, Sorgo Giulio e Casciola Manlio.
(4) La pattuglia al Comando del s. ten. Busetto è composta da: Iacopetti Giuseppe, Borio Giovanni, Vincenzi Giovanni, Fiorentini Giuseppe, Corsa Gero.
(5) Operano i patrioti: Guerra Francesco, Megni Mario, Ceriola Eo.

Affluirono, nel frattempo, rinforzi tedeschi in città: la sera del 17 i Tedeschi sorpresero due collaboratori del movimento patrioti, Baglioni Fernando e Bori Antonio, e li fucilarono. Il 18 venne fucilato anche il patriota Tomassini Nicola, per aver asportato armi dal deposito tedesco della Monina. I Tedeschi, pur sapendo che loro commilitoni erano nelle mani dei patrioti, non osarono affrontare la montagna, che essi pensavano presidiata da foltissimi nuclei e si limitarono ad azioni di sorveglianza con raffiche intermittenti di armi automatiche; misero la città in stato di blocco.

Si susseguirono incursioni nelle case, che provocarono lo spopolamento parziale della città; con un proclama diffidarono, con pene gravissime, i cittadini a recare aiuto ai patrioti.
Ciò rese i rifornimenti agli uomini estremamente difficili; tuttavia poterono, almeno in parte, affluire per l'alto spirito di sacrificio degli addetti al servizio che, sfidando qualsiasi pericolo, continuarono il loro compito tra la popolazione terrorizzata e, per paura, divenuta quasi ostile. (1) Si distinsero in particolare i patrioti: Cascioja Spartaco, Depretis Alessandro, Ruiz de Ballesteros Gaetano, coadiuvati dai patrioti Rondelli Alberto e Michele, Ippoliti Antonio e dalle signorine del servizio informazioni: Rita Magnatti, Sara Donnini e Giuliana Berardi.
Si distinsero in questa fase anche gli addetti al servizio di collegamento. (2)
La prima squadra venne intanto dislocata in località Campitella.

Il 21, una pattuglia al comando di Sergiacomi Fiorello scese nella zona di Serradica-Campodonico (Marche), in perlustrazione: la zona risultava ancora occupata dai Tedeschi.

Il 22, caddero in servizio, nella zona del Serrasanta, i patrioti Castellani Ferdinando e Sorgo Giulo. Nella notte sul 3 si iniziò uno spostamento verso le Ville di S. Lucia allo scopo di con giungersi con le forze del comando di Brigata e operare lungo la Clementina. Il Comandante, lasciati gli uomini e i prigionieri nel bosco in prossimità del villaggio, scese per assumere informazioni. Nessuna notizia precisa in merito al comando della Brigata; interrogati, gli abitanti informavano che alcuni patrioti avevano raggiunto le linee inglesi e che altri stanziavano nei pressi di Casaluna.

A Ville c'erano i Tedeschi e, siccome circolavano voci abbastanza allarmi-stiche, il Comandante compì un giro esplorativo in tutta la zona. A Boschetto, a meno di un'ora di strada dal luogo di sosta, c'erano infatti circa 500 Tedeschi; altri sostavano a Gaifana, alla Torre e a Salmaregia. Molta gente, per evitare razzie, si era rifugiata in -montagna con il bestiame; nonostante tutte le precauzioni prese, la popolazione della zona venne a conoscenza della presenza dei patrioti e dei prigionieri. Urgeva prendere una decisione. Interpellato il Comitato, si decise di ritornare nella zona di partenza. (3)
Nella zona, estremamente infida, quasi completamente circondati da truppe nemiche, si distinsero, per attaccamento al proprio dovere, per lo sprezzo del pericolo e per lo spirito di adattamento, i patrioti: Scaramucci Francesco, Gaudenzi Antonio, Garofoli Giovanni, Casciola Manlio, Iacopetti Giuseppe, Mandorla Umberto e Michele. La sera del 26 giugno si rientrò nella zona di Gualdo Tadino. Tenendo conto delle fatiche sostenute dagli uomini e della già accennata manifesta ostilità della città, che intralciava oltremodo i rifornimenti e i collegamenti in genere, il Commissario politico del Gruppo proponeva al Comitato Nazionale di Liberazione la concessione di due giorni di licenza ai componenti il gruppo di ritorno da Ville S. Lucia. Il Comitato accettò la proposta e stabilì che la squadra di Busetto venisse incaricata della sorveglianza dei prigionieri con l’ordine di spostarsi sul monte Fringuello.

(1) L'opera di rifornimento e di collaborazione morale e materiale fu particolarmente aiutata dallo spirito di abnegazione del Direttore dell'Istituto Salesiano prof. doti. Pennelli Felice e del personale da lui dipendente, fra i quali si distinsero il prof. Ciurciola d. Tarcisio e il prof. Menna d. Francesco. Benché fortemente sospettati dai nazifascisti (soldati tedeschi e fascisti si trovavano installati nei locali dell'Istituto dal novembre 43 al giugno 44), i Salesiani non cessarono mai dalla loro opera coraggiosa ed attiva, dando al movimento un notevolissimo contributo.
(2) Tomassini Vito, Speranza Jaures, Troni Brunelle, Girelli Luigi e Pericoli Giovanni.
(3) II 25 giugno, i patrioti Girelli Luigi, Luzi Carlo e lacopetti Giuseppe sono stati fatti segno, all'uscita della passeggiata intema dell'Istituto Salesiano (Monticeli!), dove si erano recati per un abboccamento, da colpi di armi da fuoco esplosi, pare, da elementi fascisti non ben precisati, appostati nel boschetto di proprietà Rosi. Guadagnata rapidamente la sommità della collina, i patrioti riuscirono a salvarsi.

Il Comandante non espresse parere favorevole alla licenza, ma si uniformò alla decisione del Comitato, rimanendo in montagna insieme con i patrioti Gaudenzi Antonio, Iacopetti Giuseppe; il medesimo giorno venne raggiunto dal s. ten. Marionni Mario, come dì intesa col Comitato. (1)
La sera del 30 giugno, soldati tedeschi, recanti con sé strumenti di impiego imprecisato, si fecero accompagnare da civili verso il monte Penna. Il Commissario politico, avvertito casualmente di ciò, alle ore 22,30 del medesimo giorno, non dette eccessivo peso al fatto. All'alba del giorno successivo, lo stesso chiese informazioni più precise ai civili, che furono di guida, dai quali venne confermato quanto già precedentemente aveva saputo di persona, in località Campitella, dove erasi stabilito il Comando. Strada facendo, veniva informato che pattuglie tedesche salivano il costone del Serrasanta. Comunicò il tutto al Comandante, che, esaminata la situazione con il s. ten. Marionni e riconosciutane la gravita, mandò immediatamente il patriota Jacopetti Giuseppe, offertosi volontariamente, per informare il s. ten. Busetto e ordinargli di occultarsi nel bosco; egli si sarebbe congiunto con lui e, nella notte, avrebbe tentato di forzare la linea di sbarramento nemica.

(1) II s. ten. Marionni Mario, corrispondente del gruppo per Sigillo, incarcerato il 9marzo, per motivi politico-militare, recuperò la sua libertà il 21 maggio 1944.

Subito fuori riprese la sua attività di patriota coordinando e guidando di persona le azioni di un gruppo di patrioti organizzato, a Costacciaro, dal ten. Lupini Giuseppe.
In data 16 giugno 1944 il s. ten. Marionni ristabilì il contatto con il Gruppo di Gualdo Tadino, dando notizia delle operazioni svolte dal nucleo di Costacciaro: il 5 giugno 1944 furono fermati e disarmati due paracadutisti italiani, catturando loro due moschetti, una pistola, due cavalli, un calesse; il 7 giugno 1944 furono disarmate due compagnie di lavoratori; l'una, proveniente da Gaifana, in Villa Scirca di Sigillo; l'altra, proveniente da Gualdo Tadino, nei pressi del cimitero di Costacciaro.

Il bottino fu il seguente: un fucile mitragliatore Breda "30", 54 moschetti "91", sei pistole Berretta calibro 9, tre casse di munizioni per armi mod. "91", un mitragliatore, due casse di bombe a mano tipo SRCM, una cucina da campo, 5 casse di gallette e materiale vario. Il 25 giugno 1944 il s. ten. Marionni, assicurato il comando del gruppo di Costacciaro in mano del ten. Lupini, sì trasferì definitivamente in Gualdo Tadino, mettendo la sua persona a disposizione del comando di Gruppo e raggiungendo gli uomini in montagna, in località Campitella.
Intanto, a mezzo di cannocchiali, si scoprì che militari tedeschi avevano guadagnato la sommità del Serrasanta.
La staffetta partì senza esitazione, ma l'informazione non fece in tempo ad arrivare. Poco tempo dopo, infatti si udirono degli spari di moschetto e raffiche di armi automatiche sul monte Penna: i Tedeschi si erano scontrati con la prima squadra, che teneva testa validamente alle soverchianti forze di attacco; due patrioti rimanevano feriti, tra i quali l'uomo addetto al mitragliatore, Sandrin Tuno, e Vianello Giovanni.
Dalla zona dell'Osteria del Gatto e da Serradica i Tedeschi cominciarono a tirare con le artiglierie sul saliente Penna-Nero, abbassando via via il tiro e concentrandolo infine nella zona di Campitella, dove era dislocato il Comando.
Tuttavia, nascosti nel bosco, gli uomini non subirono perdite. Dopo il bombardamento, cominciò il rastrellamento: pattuglie perlustrarono la montagna; alcune tenendosi sulla sommità, altre abbassandosi in direzioni diverse; il rastrellamento durò tutta la giornata; vennero catturati i patrioti: s. ten. Busetto Alessandrino e Jacopetti Giuseppe.
La notte, mentre alcuni riuscirono a rifugiarsi nelle prime case del paese, il Comandante e i patrioti, s. ten. Marionni Mario, Gaudenzi Antonio e Concolato Sergio, filtravano attraverso le truppe nemiche, forzando lo sbarramento, dirigendosi succesivamente verso Campodonico-Serradica; nei pressi di Belvedere riuscirono a svincolarsi da una pattuglia, ivi appostata, e, inseguiti, a mettersi in salvo verso Lentino.
Nei pressi di Gualdo Tadino vennero presi due collaboratori dei patrioti: Travaglia Riccardo e Anastasi Corradino. I quattro prigionieri vennero condotti al Comando tedesco, il quale impose loro di dichiarare chi erano i capi dei patrioti.
Busetto e Iacopetti si rifiutarono categoricamente di parlare, né valsero minacce e percosse a farli recedere dal loro contegno.
A Iacopetti fu rotta la mascella destra con un colpo di moschetto.
I quattro vennero condotti sulla piazza principale di Gualdo Tadino e allineati di fianco alla chiesa di S. Francesco; 50 civili, donne e bambini, vennero obbligati ad assistere alla macabra scena.
Alle ore 20,45, i quattro patrioti caddero sotto le raffiche della mitraglia, al grido di "VIVA L'ITALIA".

Contemporaneamente al ciclo operativo sulla città di Gualdo, un'altra serie di azioni veniva effettuata dai patrioti, dislocati in zona Grello-Morano-Montecchio.
In data 15 giugno 1944, due ponti furono fatti saltare sulla strada Monte-mezzo - Nocera Umbra. Nella zona di Morano, il giorno 17 giugno alle ore 14, si attaccarono due macchine tedesche che furono prese: furono catturati quattro tedeschi, due mitra, sei pistole, quattro moschetti, diciassette bombe a mano. Il giorno 18 giugno, nella zona di Grello-Pastina furono assaliti dei Tedeschi, che scortavano 46 capi di bestiame bovino, e furono catturati. Nel combattimento i Tedeschi persero due mitra, sei moschetti, quattro pistole, trentotto bombe a mano e i 46 capi di bestiame.
Da parte dei patrioti si ebbero due feriti.
Le azioni dei patrioti nella zona gualdese determinò nei Tedeschi la convinzione che i patrioti fossero in forze preponderanti lungo tutta la vallata:in un primo momento, anzi, essi credettero che anche truppe alleate si fossero unite ai patrioti; la mattina del 17 giugno, un comando, composto da un capitano, un tenente ed un s. ten. di Stato Maggiore, bruciava i documenti e si dava alla fuga, gridando: Americani! Americani!
La convinzione dei Tedeschi fu del resto avvalorata dal fatto che mai tentarono di salire la montagna, se non quando, ricevuti i rinforzi, furono sicuri di una schiacciante superiorità in uomini e in armi.
Dopo il 5 luglio 1944, visto che l'attività tedesca nella zona si era ridotta a semplici azioni di pattuglie, con scopo non tanto bellico quanto depredativo ed intimidatorio, venne decisa, da parte dei patrioti, in accordo col C.L.N., l'occupazione militare di Gualdo Tadino.
Appreso che anche Nocera Umbra era stata occupata da nuclei di patrioti, venne definitivamente stabilito che il giorno 6 alle ore 18, i patrioti gualdesi, che già controllavano militarmente la zona all'insaputa della popolazione, insieme con quelli di Morano, dovevano prendere il possesso "Ufficiale" del paese. Il giorno 5 fu impiegato in azioni di pattugliamento, onde poter effettuare con relativa sicurezza nei riguardi della cittadinanza l'insediamento stabilito.

Nella mattinata del 6 tutto era pronto. Verso le ore 12,30, inaspettatamente, giunse a Gualdo una "Jeep" inglese a bordo della quale si trovavano un capitano della P.M., un carabiniere italiano e l'autiere, n capitano fu ricevuto in una sala del Municipio dal patriota Luzi Carlo, in rappresentanza del C.L.N. e dal patriota Grassi Aldo, che la brigata "Garibaldi" aveva nominato Comandante del Presidio di Gualdo, presenti il Segretario comunale ed altri rappresentanti dei patrioti e della popolazione, per comunicare che la città doveva considerarsi occupata dalle truppe di S. M. Britannica e che i partigiani dovevano presidiarla.
Quindi ripartì per Foligno.
Le truppe inglesi non avevano ancora superato il ponte Centesimo, circa 30 Km. da Gualdo Tadino. I patrioti si trovarono così a dover presidiare tutta la vasta zona antistante senza poter contare almeno per i primi giorni su alcun appoggio da parte delle truppe alleate.
Installatisi nella caserma dei Carabinieri, si procedette ai primi arresti e interrogatori di Fascisti repubblicani e loro favoreggiatori: le contingenze obbligarono il Comando dei patrioti al fermo di persone, anche solo sospette, dato che informazioni sicure indicavano che molti avevano ancora contatti con il nemico. Alle ore 18 del giorno stesso arrivarono, secondo gli ordini precedentemente impartiti, le forze di Morano-Grello, quarta squadra al comando di Tipaldi Peppino, che fornì per la popolazione oltre 4 carri carichi di grano.
L'occupazione potè allora dirsi completa.
A disposizione del Comandante la piazza venne così a trovarsi un contingente di circa 100 uomini armati. L'armamento degli uomini era formato da moschetto o fucile 91 e da bombe a mano; alcuni avevano anche armi automatiche: una decina in tutto; inoltre erano a disposizione del Comando tre fucili mitragliatori Breda.
E' evidente che tale armamento, se era sufficiente per la guerriglia, lasciava però a desiderare nelle attuali esigenze di servizio, mancando completamente le armi pesanti con cui effettuare, in caso di attacco, degli efficaci tiri di sbarramento. Si rendeva quindi necessario disporre di numerosi uomini nei posti di blocco; ciò però cozzava contro l'esiguo contingente di uomini armati, non certo proporzionato all'estensione della zona da presidiare. Vennero prese le seguenti disposizioni:
- posti di blocco avanzati in località Caselle e Molino; da quest'ultimo dipendeva anche un controllo della casa "Durante". Nei primi giorni venne anche bloccato l'accesso al paese in zona S. Rocco. Durante la notte, due pattuglie di quattro uomini circolavano per le strade cittadine; il coprifuoco aveva inizio alle 22 e terminava alle 5; inoltre durante la notte un pattugliene di 15 uomini eseguiva azioni di perlustramelo offensivo, spingendosi nelle direzioni di Pastina, Cerqueto, S. Pellegrino e Vaccara. Il pattuglione aveva a disposizione delle staffette, per cui avere in caso di necessità rinforzi dal Comando. I patrioti provvedevano alla guardia del carcere e sbrigavano altre mansioni di carattere generale.
Nella notte dal 7 ali'8 luglio il pattuglione avanzato ebbe uno scontro, in zona Vaccara, con una pattuglia tedesca, forte di una ventina di uomini, armati di pistole mitragliatrici. Dopo lo scambio di alcuni colpi sotto l'irruenza dei patrioti, che attaccavano energicamente, i Tedeschi ripiegavano, lasciando sul terreno un morto e portando con sé un ferito gravissimo, che morì, secondo notizie pervenute, il giorno dopo. (1)
Due giorni dopo un'altra pattuglia tedesca, spintasi fino al posto di blocco delle Caselle, veniva respinta dal fuoco dei partigiani che, sebbene in numero inferiore, riuscivano a disorientare i Tedeschi ed a liberare un giovane catturato, mentre transitava sulla strada Fossato-Gualdo Tadino. (2) Nella notte dello stesso giorno il patriota Castellani Gino sorprendeva, disarmava e faceva prigioniero un soldato tedesco, che si era spinto fin dentro l'abitato.
Il 10 luglio verso le 20,45, da Sigillo furono sparati contro Gualdo Tadino colpi di cannone di piccolo calibro. Non si lamentarono danni alle abitazioni: un morto e tre feriti tra la popolazione civile. I colpi caddero in zona S. Rocco, S. Antonio e Mattatoio. Poiché tale sparatoria poteva preludere ad un attacco tedesco in forze (si noti che era ancora intatto il ponte di Fossato di Vico a nord di Gualdo Tadino e Fossato stesso era saldamente tenuto dai Tedeschi), vennero subito aumentate le misure di sicurezza: i posti di blocco furono rafforzati; un pattuglione fu inviato in avanscoperta sulla direttrice Palazzo Mancinelli-Fossato di Vico; per tutta la notte il paese e le adiacenze furono accuratamente controllate. (3)
I Tedeschi non si fecero vivi: anzi, il giorno seguente si apprese che si erano ritirati, quella notte stessa, da Fossato di Vico.
In seguito a tale ritiro anche Fossato passò sotto il controllo dei patrioti; vi fu inviato, come comandante la sottosezione, Rosi Mario Fernando. n 16 luglio fu occupato Sigillo, dove andò il s. ten. Marionni.
Il 22, con la venuta a Gualdo del Governatore e della F.S.S., l'opera dei patrioti era militarmente cessata.
Il 27 giugno 1944 una trasmissione di Radio Algeri citava i ragazzi del Gruppo patrioti di Gualdo Tadino per l'opera svolta.
Il 13 luglio 1944 giungeva a Gualdo Tadino, espressamente da Arezzo, il capitano Rezzara Guido, rappresentante del C.L.N., presso l'8a Armata inglese; d'ordine del colonnello Griffin, 10° Corpo di Armata, egli trasmetteva l'encomio ed il ringraziamento del comando dell'88 Armata ai patrioti di Gualdo Tadino. A sua richiesta gli fu consegnato l'elenco, in triplice copia, di tutti i patrioti.

      Gualdo Tadino, 27 agosto 1944

 

(1) In tale azione fu catturato un moschetto, due pistole, uno Stein. Si distinsero i patrioti : Castellani Gino, comandante la pattuglia, Mandorla Michele, mitragliere, Saltutti Corrado, Castellani Giuseppe, Castellani Ugo, Galafate Angelo.
(2) In detta azione i patrioti erano appoggiati da una camionetta Inglese; la pattuglia era formata dal s. ten. Marionni Mario e dai patrioti Galafate Onorino, Mandorla Michele, Bazzucchi Vincenzo, Vinciotti Luigi, Mandorla Umberto Rondelli Michele, Paffi Luigi e Depretis Alessandro; quest'ultimo, di efficacissimo aiuto nel servizio di avanscoperta.
(3) II patriota Sandro Depretis, che alla presa di possesso inglese, si era ritirato dal C.L.N., accorse volontariamente e prese il comando del posto di blocco delle Caselle.